In provincia di Ragusa esiste un piccolo paradiso tardo barocco, sorto dalleceneri del disastroso terremoto del 1693, ma capace di preservare ancora i segni del suo più antico passato: Modica, con i suoi 55 mila abitanti circa, non a caso è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, insieme agli altri centri della Val di Noto.
Sita in un particolare contesto geografico, caratterizzato dalla confluenza di fiumi e dalla presenza di canyon (localmente note come “cave”) e grotte, Modica deve proprio a queste ultime uno dei suoi aspetti più peculiari. Queste grotte, di cui se ne sono contate 700, erano abitate sin da tempi preistorici per poi continuare ad essere utilizzate come dimora sino a oggi: molte infatti sono state inglobate in abitati moderni. In altre parole, è come se la storia fosse penetrata a prepotenza entro i confini urbani del centro ragusano, lasciando segni tangibili della sua vetusta età. Basti pensare al perfetto stato di conservazione dellanecropoli del Quartiriccio, con sepolcri datati al 2200 a.C. circa, decine di tombe scavate nella nuda roccia.
Le origini del nome di Modica si sono perse nel tempo, e oggi sono molteplici le ipotesi: dalla derivazione greca a quella fenicia, con diversità di accezioni. Conta notare come Modica si sia sempre distinta come uno dei centri, oltre che più popolosi, anche tra i più vivaci dal punto di vista culturale, grazie alle corporazioni religiose che qui si sono stabilite nei secoli fondando scuole e centri di sapere. Un centro dunque dalla conoscenza libera e vivace, cui la ricostruzione barocca ha saputo dare un’impronta invero particolare.
Lo riscontriamo, ad esempio, in uno dei frutti massimi di questo stile architettonico: la Chiesa Madre di San Giorgio, costruita dopo il sisma. L’interno è suddiviso in cinque navate e contempla ben ventidue colonne dai capitelli corinzi, oltre al fatto di essere arricchito da preziosi dipinti e dal grandeorgano ottocentesco, tuttora perfettamente funzionante.
Il Duomo di S. Pietro è un altro altissimo esempio di stile Barocco, con l’interno scandito in tre navate e assai raffinato. Infatti il fedele non può che restare colpito dal pavimento in marmo bianco e policromo e in pece nere, dagli affreschi delle volte, dall’alta qualità dei simulacri. Ma S. Pietro mostra anche una caratteristica tipica delle chiese modicane: la scalinata d’ingresso, in questo caso scandita dalle statue dei Dodici Apostoli, note alla popolazione locale come “Santoni”. Il nucleo originario dell’edificio risale al XIV secolo, ma diversi sono stati i rimaneggiamenti cui è andato incontro col passare del tempo.
Non si può inoltre non annoverare la trecentesca chiesa di S. Maria del Gesù, con un bellissimo chiostro e un convento un tempo appartenente ai frati minori francescani. Il chiostro è un vero e proprio unicum in Italia Meridionale, con esempi riscontrabili sono in Catalogna (la costruzione dell’edificio fu infatti voluta dalla contessa spagnola Giovanna Ximenes de Cabrera), e il suo chiostro presenta colonne decorate in modo diverso l’una dall’altra, sì da colpire con la loro varietà. Fino ad oggi, questa chiesa non è stata aperta al pubblico in quanto sede carceraria negli ambienti dell’ex convento, ma per Settembre 2010 è prevista la storica apertura al pubblico al termine del lungo restauro.
Tra gli esempi di architettura civile a Modica si possono ricordare Palazzo Polara, sito presso la chiesa di S. Giorgio: lo spettatore può osservare il gioco di richiami che sussiste tra le facciate dei due edifici, poiché anche il Palazzo come la Chiesa è in stile barocco ed è introdotto da un’elegante scalinata.
Palazzo Napolino – Tommasi Rosso è invece riconosciuta come la più elegante costruzione non religiosa di Modica: edificato nel XVIII secolo, la sua facciata barocca è arricchita da un bel portare d’accesso inquadrato da colonne, le quali a loro volta lasciano a spazio a tendaggi scolpiti nella pietra ed emergenti da bocche leonine. Un balcone in ferro battuto sovrasta l’ingresso con i suoi mascheroni, ed è circondato da altri due balconi ancora.
La cultura modicana rimanda in primo luogo al poeta Salvatore Quasimodo, la cui casa è tuttora un museo visitabile, ma anche dal bel Teatro Garibaldi e dalla Pinacoteca di Palazzo Grimaldi, edificio in stile neorinascimentale che domina il centro storico di Modica bassa, il visitatore può farsi un’idea assai approfondita dell’arte e della storia dell’area iblea.
E come se non bastasse, pure l’architettura militare ha dato qui i suoi frutti. Ci riferiamo in primis al Castello dei Conti di Modica, vecchissimo fortino e sede carceraria, sito su una rupe a forma di becco d’aquila, e ha subito vari rifacimenti tra l’VIII e il XIX secolo. Si tratta chiaramente di un edificio strettamente connesso alla storia politica modicana, e oggi sono visibili le carceri, l’esterna torre di guardia e persino un cunicolo recentemente scoperto e reso accessibile al pubblico: si tratta di un vecchio passaggio per la ronda militare. Pertinente all’area del Castello è la Torretta dell’Orologio, risalente al 1725 e azionato ogni 24 ore circa. E’ infatti un congegno esclusivamente meccanico e i suoi ingranaggi funzionano tuttora alla perfezione: non a caso si tratta di uno dei monumenti più apprezzati e fotografati di Modica.
Fuori la città è possibile visitare suggestivi siti archeologi che danno la misura del particolare contesto geografico in cui sorge Modica. La Cava Ispica, lunga ben tredici km e con residui antichi di ogni epoca, dalle grotte sicule dell’Età del Bronzo alle catacombe cristiana e ai ruderi di una chiesa bizantina. La Cava Lazzaro preserva testimonianze preistoriche, proprio come la Cava dei Servi.
Modica è insomma un centro dalle mille sfaccettare: città del cioccolato, essa non ha mai dimenticato le sue origini, che tanto contribuiscono alla sua bellezza ancora oggi.
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