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venerdì 31 ottobre 2014

TEMPLARI FEDERICIANI

 


“Ci fu un tempo in cui scomparvero dal mondo la lealtà, la solidarietà, la verità e la giustizia. Tutto il popolo fu diviso per migliaia e tra ogni mille ne fu scelto uno che si distinguesse dagli altri per lealtà, saggezza e forza.
A questi uomini fu dato il nome di Cavalieri e alle loro donne quello di Dame!
Questo è un tempo peggiore d'allora e per questo a donne e uomini leali,saggi e forti nello spirito e nell'animo daremo il nome di Templari Federiciani.

TEMPLARI FEDERICIANI
Gran Priorato di Calabria
Capitolo di Rettoria Provinciale di Reggio Calabria del 30 Ottobre 214


Lavoriamo per migliorare e per far risaltare la “Qualità” morale di chi è buono e farlo agire per il bene altrui, con massima correttezza di comportamento, sia all’interno della Famiglia Federiciana e nei confronti degli altri, un Federiciano deve prediligere gesti carismatici dediti alla benevolenza ,gentilezza, cortesia, genuinità, validità, costruendo per se e per gli altri un metodo, una cura dell’anima, terapie rese efficacie dalla validità e dell’indissolubilità del giuramento Federiciano e del suo Credo.

CORRADO MARIA ARMERI

( GRAN MAESTRO FEDERICIANO )



 
 

giovedì 30 ottobre 2014

Roseto Capo Spulico - Cosenza

 
Roseto Capo Spulico è una graziosa e rinomata localita' balneare situata sul litorale ionico cosentino, quasi al confine tra Calabria e Basilicata. Centro di origini medioevali, sembra che il suo nome sia dovuto alle rose la cui fioritura, grazie al clima mite, è rigogliosa in tutti i periodi dell'anno.
Il centro storico del paese, munito sin dal XIII secolo di una possente cinta muraria di cui restano alcune tracce, conserva un antico castrum edificato verso la fine dell'XI secolo, oggi sede del municipio e del Museo della Civilta' Contadina. Ma il vero gioiello di Roseto e' il castello. 
 
A brevissima distanza dal centro abitato, in magnifica posizione panoramica su una scogliera a picco sul mare, si erge l'imponente rocca risalente ad epoca normanna, fatta ricostruire da Federico II nel corso del XIII secolo. Sempre lungo la costa, a circa un chilometro dal maniero, si trovano i resti di un'antica torre di avvistamento, detta torre di Capo Spulico o Torre Spaccata.
 

 
Cenni storici:
Roseto nacque nel X sec. d.C. e raggiunse il suo massimo splendore nel 1200 quando fu costruito il Castrum Petrae Roseti (castello di Roseto). Dopo un periodo di declino e di sottomissione al potere baronale, solo sul finire degli anni settanta iniziò un "processo turistico" per Roseto: in questi anni si è definitivamente creata la Borgata Marina, frazione fino ad allora abitata solo da poche famiglie di pescatori che risiedevano intorno alla Stazione Ferroviaria.

Risorse:
L'ossatura del turismo di Roseto è garantita, oltre che dal limpido mare azzurro, anche dai due splendidi castelli medioevali. E' stato stimato che ogni anno, nel periodo estivo si registrano circa 200 mila presenze. In espansione anche il terziario.

Da vedere:
La chiesa di Santa Maria della Consolazione, la cappella dell'Immacolata Concezione e la fontana di S. Vitale.





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Castrum Petrae Roseti
Il castello templare federiciano, un tempo custode della Sacra Sindone





Storia




Il castello di Roseto Capo Spulico (Alto Ionio Cosentino), saldamente impiantato sulla scogliera che protende verso il mare, risale al X secolo. Infatti, come ricorda San Vitale da Castronuovo, è sulla “Petre Roseti” che il santo avrebbe fondato un monastero e, nel XI secolo sui ruderi dell’edificio sacro è sorto il “Castrum Petrae Roseti” ad opera dei normanni. A quel tempo (1027-1154) il castello segnava il confine tra i possedimenti di Roberto il Guiscardo ed il fratello Ruggero I, nonno di Costanza d’Altavilla (in quanto figlia di Ruggero II), quest’ultima erede del regno di Sicilia e madre di Federico II Hohenstaufen (1194-1250). Nel periodo post-federiciano, dalla seconda metà del XIII secolo, fu adattato a fortilizio militare tanto che, dai registri angioini si conosce l’entità della guarnigione assegnata alla fortezza che nel 1275 risulta composta dal castellano, uno scudiero e da dodici guardie. Ma è con Federico II che il manufatto architettonico si inserisce nel “Piano dei Castelli” del 1230 voluto dall’imperatore al ritorno dalla VI crociata (1228). Lo stesso Federico a cui il castello stava molto a cuore, nel proprio testamento, per come riportato, in “Monumenta Germaniae Historica, Legum sectio IV: Tomus II, n.274”assegnò il territorio di Porta Roseti al figlio naturale Manfredi mentre tutti i castelli e soprattutto il “templare Petre Roseti”, ai figli legittimi i quali saranno anche re di Gerusalemme. Oggi, dopo accurate opere di restauro, risplende come classico esempio di architettura federiciana di derivazione templare (Barrio 1700) o Rocca Templare (D.Rotundo “templari, Misteri e Cattedrali”. Ed.Templari-Roma 1983). L’ampio cortile cinto da mura merlate è chiuso da un arco che porta Stemmi alchemico-templari come la “Rosa” e i “Gigli” che fanno del “Castrum Petrae Roseti” un Tempio dell’Ordine Cistercense. Un tempio templare la cui rosa sul canale d’ingresso è un simbolo alchemico dell’ordine religioso-militare dell’ordine degli Ismaeliti e dei Rosacroce. Di recente, a completare l’indagine storica basata sugli Archivi Zaristi si ha notizia che, nel castello fu custodita, da Federico II la Sacra Sindone. Tale scoperta è avvalorata dagli studi di Lapicidi del castello, che hanno portato alla lettura del “Grifone”, appartenuto a Federico II e, al “Sigillo di Salomone” che riproduce quello del Tempio di Gerusalemme.

 


Lo Scoglio Incudine ed il Promontorio del Castello

Lo Scoglio Incudine si trova lungo la spiaggia sottostante al Castello e al Granaio,che si trovano arroccati sul piccolo Promontorio di Cardone (o del Castello) al termine del Lungomare degli Achei.Viene popolarmente chiamato Il fungo del Castello (vi si può notare che ha la forma di un fungo) ed è il simbolo oleografico di Roseto e dell' Alto Ionio Cosentino in quanto è presente in molte stampe d' epoca e cartoline



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Barcellona Pozzo di Gotto (ME) - Patrimonio Storico Architettonico - Chiesa dei Cappuccini

foto della chiesa, immersa nel verde
 La Chiesa, immersa nel verde della tipica vegetazione mediterranea  ( Foto O. Bonavita)
foto altare della chiesa dei cappuccini


La chiesa ed il convento ad esso annesso (distrutto nel 1984) furono fondati a Pozzo di Gotto nel 1623.
Interessanti le opere in essa custodite quali la "Vergine con Santi e San Giovannino", la "Madonna con San Felice" di Frate Umile da Messina, del 1666 (da altri attribuita a Fra' Feliciano da Messina), e la "Madonna delle Rose" (o dei Garofani, come la definisce il Bilardo), attribuita ad Alonso Rodriguez dal Crinò ed a Frate Feliciano da Messina dal Bilardo.
Il capolavoro contenuto in questa Chiesa è l'altare ligneo di grande pregio risalente al XVII sec. attribuito agli scultori dell'ordine cappuccino di Castelbuono Francesco Li Volsi e Domenico Diolosà.
Dopo la soppressione e la chiusura dei conventi, anche il convento dei Cappuccini fu adibito per molto tempo a carcere mandamentale.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu completamente abbandonato e giunse ad un tal punto di degrado che si preferì demolirlo anzichè restaurarlo, privando la stessa città di una delle più antiche testimonianze dell'ordine cappuccino nella provincia messinese.
Nella chiesa dei Cappuccini è custodita una delle più belle vare della processione di Pozzo di Gotto: "U Signuri 'a cascata". 
Nel 2007 la stradina d'accesso è stata arricchita da murales.

 
cartolina dell'antico convento
L'antico convento dei Cappuccini  e l'annessa chiesa in una cartolina, dei primi anni del novecento. 
 

(Foto  e testo tratti da "La Tua Città" a cura di Edoardo Bavastrelli e Carmelo Ceraolo)


Valguarnera Caropepe - Enna

Comune in provincia di Enna, Valguarnera Caropepe è situata a 600 metri di altitudine sul livello del mare, sulle pendici dei monti Erei. Le prime notizie del feudo di "Caropipi" risalgono al 1296 quand'era un semplice casale appartenente a Lamberto di Carupipi, da cui poi ebbe nome il feudo. Nel 1549 un membro della famiglia Valguarnera, Giovanni Conte di Assoro, ottenne l'autorizzazione dall'imperatore Carlo V per edificare il paese di Valguarnera nel feudo di Caropepe; ebbe così facoltà di riunire gente nel territorio del feudo sviluppando notevolmente il borgo. Un ulteriore balzo nel suo sviluppo il paese lo effettuò nel corso dell'Ottocento, grazie allo sviluppo dell'industria zolfifera. Cyrepicum e Caripa nomi greci di paesetti situati nelle vicinanze di Valguarnera pare che abbiano dato origine al nome medievale Caropepe, di cui possediamo testimonianze sicure. E' più probabile, però, che il toponimo sia d'origine araba, il nome risulta composto da due parole: qaryat (che significa “villaggio”, “borgata”) ed habibi (che significa “del mio amato”, “del mio caro”). I dintorni di Valguarnera conservano ancora qualche traccia delle antiche civiltà che si susseguirono in questa isola del sole, quando i popoli, attratti dalla sua bellezza, la fecero propria: fenici, greci, cartaginesi, romani e arabi. Recentemente tra le colline di contrada Marcato scavi archeologici hanno portato alla luce un insediamento abitativo risalente al IV millennio a.C. Uno scheletro umano della tarda età del rame e alcune ceramiche della prima età del bronzo ritrovate in questo ambiente probabilmente faranno riscrivere la storia delle origini di Valguarnera Caropepe. Di felice ubicazione Valguarnera Caropepe si affaccia sulla Valle del Dittaino, ed è circondata da ridenti colline.

Da visitare a Valguarnera sono le numerose Chiese, con i ricchi quadri, affreschi, antichi paramenti sacri, statue, testimonianza di una fervida fede religiosa. La Chiesa Madre dedicata a San Cristofero, protettore del paese, ha la facciata costruita con pietre calcaree. L'interno della chiesa è diviso da colonne a tre navate, all'entrata, a destra, è situato il battistero. Ai muri sono appesi quadri di grande valore. In fondo c'è l'altare maggiore e ai lati tre cappelle. Ci sono tre lunette sulla facciata che sono state abbellite con vetri mosaici rappresentanti Gesù risorto, San Cristofero e la Madonna. Altre chiese: San Francesco, San Giuseppe, San Giovanni Bosco, S.Anna e S. Antonino.

Festa del Patrono San Cristoforo 25 agosto


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» Sagre, feste e altri eventi a Valguarnera Caropepe
Carrapipi in Fest a Valguarnera Caropepe - Sagra della Ricotta. Sapori, Profumi, Arte e Musica nel cuore della Sicilia. "Carrapipi" vi attende nel periodo dedicato alla festa più importante del paese, la festa di San Giuseppe.15 marzo / 23 
Valguarnera Caropepe (EN)
Festa di San Giuseppe a Valguarnera Caropepe - Edizione 2014. Fede, folklore e tradizioni fanno della festa di San Giuseppe a Valguarnera Caropepe, una delle più belle ed affascinanti feste di Sicilia.23 marzo 
Valguarnera Caropepe (EN)
Festa del Corpus Domini a Valguarnera Caropepe - Per nove sere, dette "Sir' rù Signur", il SS. Sacramento, protetto da un ricco baldacchino ricamato in oro, viene portato in processione per le vie del paese, lungo le quali vengono preparati “L’Autara.22 giugno
Valguarnera Caropepe (EN)
Festino di San Giuseppe a Valguarnera Caropepe - Folklore e tradizioni per la festa di San Giuseppe più bella di Sicilia. Sfilata dei Cavalli e dei Cavalieri Valguarneresi.19 agosto 
Valguarnera Caropepe (EN)
Festa di Santa Lucia a Valguarnera Caropepe - Festa di Santa Lucia a Valguarnera Caropepe, rappresentazione del "pagghiulo", candelora o un cero votivo realizzato da una famiglia valguarnerese in onore della Santa.

Modica - Ragusa

In provincia di Ragusa esiste un piccolo paradiso tardo barocco, sorto dalleceneri del disastroso terremoto del 1693, ma capace di preservare ancora i segni del suo più antico passato: Modica, con i suoi 55 mila abitanti circa, non a caso è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, insieme agli altri centri della Val di Noto.
veduta di Modica
veduta di Modica - foto di dottorpeni
Sita in un particolare contesto geografico, caratterizzato dalla confluenza di fiumi e dalla presenza di canyon (localmente note come “cave”) e grotte, Modica deve proprio a queste ultime uno dei suoi aspetti più peculiari. Queste grotte, di cui se ne sono contate 700, erano abitate sin da tempi preistorici per poi continuare ad essere utilizzate come dimora sino a oggi: molte infatti sono state inglobate in abitati moderni. In altre parole, è come se la storia fosse penetrata a prepotenza entro i confini urbani del centro ragusano, lasciando segni tangibili della sua vetusta età. Basti pensare al perfetto stato di conservazione dellanecropoli del Quartiriccio, con sepolcri datati al 2200 a.C. circa, decine di tombe scavate nella nuda roccia.
Le origini del nome di Modica si sono perse nel tempo, e oggi sono molteplici le ipotesi: dalla derivazione greca a quella fenicia, con diversità di accezioni. Conta notare come Modica si sia sempre distinta come uno dei centri, oltre che più popolosi, anche tra i più vivaci dal punto di vista culturale, grazie alle corporazioni religiose che qui si sono stabilite nei secoli fondando scuole e centri di sapere. Un centro dunque dalla conoscenza libera e vivace, cui la ricostruzione barocca ha saputo dare un’impronta invero particolare.
Lo riscontriamo, ad esempio, in uno dei frutti massimi di questo stile architettonico: la Chiesa Madre di San Giorgio, costruita dopo il sisma. L’interno è suddiviso in cinque navate e contempla ben ventidue colonne dai capitelli corinzi, oltre al fatto di essere arricchito da preziosi dipinti e dal grandeorgano ottocentesco, tuttora perfettamente funzionante.
Organo - Cattedrale di San Giorgio
Organo nella Cattedrale di San Giorgio - foto di pallotron
Il Duomo di S. Pietro è un altro altissimo esempio di stile Barocco, con l’interno scandito in tre navate e assai raffinato. Infatti il fedele non può che restare colpito dal pavimento in marmo bianco e policromo e in pece nere, dagli affreschi delle volte, dall’alta qualità dei simulacri. Ma S. Pietro mostra anche una caratteristica tipica delle chiese modicane: la scalinata d’ingresso, in questo caso scandita dalle statue dei Dodici Apostoli, note alla popolazione locale come “Santoni”. Il nucleo originario dell’edificio risale al XIV secolo, ma diversi sono stati i rimaneggiamenti cui è andato incontro col passare del tempo.
Non si può inoltre non annoverare la trecentesca chiesa di S. Maria del Gesù, con un bellissimo chiostro e un convento un tempo appartenente ai frati minori francescani. Il chiostro è un vero e proprio unicum in Italia Meridionale, con esempi riscontrabili sono in Catalogna (la costruzione dell’edificio fu infatti voluta dalla contessa spagnola Giovanna Ximenes de Cabrera), e il suo chiostro presenta colonne decorate in modo diverso l’una dall’altra, sì da colpire con la loro varietà. Fino ad oggi, questa chiesa non è stata aperta al pubblico in quanto sede carceraria negli ambienti dell’ex convento, ma per Settembre 2010 è prevista la storica apertura al pubblico al termine del lungo restauro.
Tra gli esempi di architettura civile a Modica si possono ricordare Palazzo Polara, sito presso la chiesa di S. Giorgio: lo spettatore può osservare il gioco di richiami che sussiste tra le facciate dei due edifici, poiché anche il Palazzo come la Chiesa è in stile barocco ed è introdotto da un’elegante scalinata.
Palazzo Polara
Palazzo Polara - foto di proust2000
Palazzo Napolino – Tommasi Rosso è invece riconosciuta come la più elegante costruzione non religiosa di Modica: edificato nel XVIII secolo, la sua facciata barocca è arricchita da un bel portare d’accesso inquadrato da colonne, le quali a loro volta lasciano a spazio a tendaggi scolpiti nella pietra ed emergenti da bocche leonine. Un balcone in ferro battuto sovrasta l’ingresso con i suoi mascheroni, ed è circondato da altri due balconi ancora.
La cultura modicana rimanda in primo luogo al poeta Salvatore Quasimodo, la cui casa è tuttora un museo visitabile, ma anche dal bel Teatro Garibaldi e dalla Pinacoteca di Palazzo Grimaldi, edificio in stile neorinascimentale che domina il centro storico di Modica bassa, il visitatore può farsi un’idea assai approfondita dell’arte e della storia dell’area iblea.
E come se non bastasse, pure l’architettura militare ha dato qui i suoi frutti. Ci riferiamo in primis al Castello dei Conti di Modica, vecchissimo fortino e sede carceraria, sito su una rupe a forma di becco d’aquila, e ha subito vari rifacimenti tra l’VIII e il XIX secolo. Si tratta chiaramente di un edificio strettamente connesso alla storia politica modicana, e oggi sono visibili le carceri, l’esterna torre di guardia e persino un cunicolo recentemente scoperto e reso accessibile al pubblico: si tratta di un vecchio passaggio per la ronda militare. Pertinente all’area del Castello è la Torretta dell’Orologio, risalente al 1725 e azionato ogni 24 ore circa. E’ infatti un congegno esclusivamente meccanico e i suoi ingranaggi funzionano tuttora alla perfezione: non a caso si tratta di uno dei monumenti più apprezzati e fotografati di Modica.
Torre dell'Orologio a Modica
Torre dell'Orologio a Modica - foto di Ondablv
Fuori la città è possibile visitare suggestivi siti archeologi che danno la misura del particolare contesto geografico in cui sorge Modica. La Cava Ispica, lunga ben tredici km e con residui antichi di ogni epoca, dalle grotte sicule dell’Età del Bronzo alle catacombe cristiana e ai ruderi di una chiesa bizantina. La Cava Lazzaro preserva testimonianze preistoriche, proprio come la Cava dei Servi.
Modica è insomma un centro dalle mille sfaccettare: città del cioccolato, essa non ha mai dimenticato le sue origini, che tanto contribuiscono alla sua bellezza ancora oggi.

Modica città del cioccolato
Cioccolato - foto di patrizia_ferri