TURISMO AGRICOLO E RELIGIOSO: PERCORSI CULTURALI COME LEVA DI SVILUPPO TERRITORIALE Acquista Online su IlGiardinodeiLibri.it

giovedì 27 novembre 2014

TEMPLARI FEDERICIANI - IL TESTAMENTO VOL. 1

TEMPLARI FEDERICIANI
" IL TESTAMENTO VOL. 1 "
CIO' CHE ABBIAMO FATTO IN SILENZIO . INIZIAMO A SCRIVERLO. 
VI ASPETTIAMO IL 7 DICEMBRE A GERACE (RC) .
NOI SIAMO STORIA !
IL 7 DICEMBRE A GERACE (RC) E A MACCIO' ALAGOAS IN BRASILE FESTEGGEREMO IL II° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CONFRATERNITA CRISTIANA TEMPLARE FEDERICIANA E IL I° ANNO DELLA FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE FEDERICIANA E DELLE LEGIONI.



mercoledì 26 novembre 2014

Savoca (Messina)

 


  • Savoca_Quartiere_San_Rocco
  • Savoca_San_Nicolo
  • Savoca
  • Savoca Pentefur_e_Chiesa_Madre
  • Savoca Via_San_Michele
Italia Bella a cura di Massimo Tommasini -
 
Scendendo lungo la strada che costeggia il mare, lungo il lato orientale della Sicilia, quasi a metà strada tra Messina e Taormina, guardando sulla destra si vede una collina con due punte ed un gruppo di case in mezzo; quel borgo è Savoca, conosciuto come “il paese dalle sette facce”.
 
Inserito da alcuni anni nell’elenco dei borghi più belli d’Italia, Savoca, comune di poco meno di 1900 abitanti, è un “paese diffuso”, composto da un centro storico di origini medioevali con un centinaio di abitanti solamente e tante frazioni sparse nel suo piccolissimo territorio, alcune delle quali più o meno spopolate e abbandonate.
 
Al borgo ed ai suoi abitanti è stato affibbiato l’epiteto di paese dalle sette facce fin da tempi remoti, in forza del paesaggio che lo circonda, che cambia e si modifica armoniosamente, con punti panoramici dai quali si vedono il fiume, il ruscello, la collina, 
il bosco e la roccia delle montagne e colline circostanti.
 
Savoca-
 
Savoca, che in origine si chiamava Pentefur, ha origini antiche, probabilmente risalenti ai fenici, così come pare che il colle su cui sorge sia stato sede di insediamenti umani a partire dall'età preistorica e fino alla tarda età romana; dopo la caduta dell’Impero romano, la cittadina venne colonizzata dai bizantini, che ne fecero un loro dominio fortificato, erigendovi una rocca che, negli ultimi due secoli del primo millennio, finì in mano saracena.
 
Questi ultimi la ribattezzarono “rocca del sambuco”, dal nome della pianta che vi cresceva spontanea tutt’attorno; nei due secoli della dominazione araba Savoca ebbe un notevole sviluppo economico, sociale e urbanistico; i saraceni introdussero sulle colline attorno al paese nuove coltivazioni di agrumi, albicocche, canna da zucchero, ortaggi e incentivando mestieri artigianali come la tintoria.
 
In capo al nuovo millennio la città del sambuco venne conquistata dai normanni, i quali dotarono la città con una cinta muraria con due porte d'accesso, di cui una tuttora esistente; successivamente, affidata in feudo agli “Archimandriti” di Messina, vi edificarono la cattedrale della Madonna Assunta, strutturalmente modificata nel 1400, e le chiese di San Michele e San Nicolò.
 
Verso la metà del secondo millennio il borgo, dopo decenni di lotte per il potere e di infruttuosi assalti da parte di pirati saraceni, tornò ad essere un centro rinomato e potente grazie al trasferimento di alcune famiglie messinesi della nobiltà e dell'alta borghesia, che realizzarono nuovi quartieri fuori dalle mura.

Oltre all'agricoltura ed all’industria della seta, furono sviluppati i settori della pesca, dell'artigianato e dell'estrazione mineraria di marmo, piombo, ferro e antimonio; nei secoli successivi Savoca avrà periodi alti e bassi, fino all’abolizione dell’età feudale ed al successivo periodo borbonico, del quale seguirà le sorti fino all’Unità d’Italia.
 
Nel corso dei secoli la cittadina si allargherà, facendo nascere nuovi quartieri accanto a quelli storici:Sant’Antonio, fuori le mura, parzialmente distrutto da una frana a fine ‘800; San Giovanni, con numerose abitazioni settecentesche; San Rocco, la zona dei pescatori e Pentefur, l’antico abitato e centro storico cittadino, borgo medioevale cui si accede dalla porta trecentesca della città, costituita da un arco a sesto acuto in pietra locale.

E ancora il quartiere Borgo, cuore nevralgico del centro storico moderno, Cappuccini, sorto attorno al convento seicentesco e San Michele, nei pressi della chiesa omonima all’interno della cinta muraria.

All’interno del piccolo borgo si trovano i resti dell’antico Municipio e del Palazzo Archimandritale; la duecentesca Chiesa di San Michele, con due portali in stile gotico-siculo con archi in pietra arenaria al cui interno, sono custodite diverse opere d’arte, tombe gentilizie e vari affreschi.

Del millenario Palazzo Archimandritale, il castello trapezoidale di Pentefur, cioè, che domina la sottostante vallata, rimangono solamente tratti della cinta muraria e delle cisterne.
 
Savoca_San_Nicolo-

Poco distante c’è la chiesa di Santa Lucia, un tempo San Nicolò, anch’essa duecentesca, costruita su uno spuntone di roccia proteso sul vuoto; San Nicolò ha l’aspetto di una fortezza che domina la sottostante vallata più che di un luogo di culto; è stata anche set cinematografico di un episodio del Padrino.

Il più importante monumento di Savoca è la Chiesa Madre, che risale al XII secolo, al periodo normanno e sede degli Archimandriti; da qui si accede alle catacombe, dove fino a fine ‘800 si mummificavano i cadaveri, secondo l’usanza egiziana; diverse le mummie di notabili locali, nobili e abati vestiti con abiti ottocenteschi, conservati nelle nicchie della cripta dell’attiguo Convento dei Cappuccini, che sorge a breve distanza da un’abitazione cinquecentesca con finestra a bifora.

I piccolo borgo ha stretti e tortuosi vicoli lastricati con blocchi di basalto di pietra lavica, case restaurate con i tetti coperti da coppi siciliani, i portali e le finestre in pietra locale; lungo le vie del centro storico, intorno al castello, si snoda una circonvallazione, che sale panoramicamente fino al 
“Pizzo di Cucco” da dove si può osservare Savoca dall'alto.
 
Un’altra particolarità di Savoca è il monte Calvario, sul quale si trova la chiesa dedicata alla "Beata Vergine dei sette dolori e della Santa Croce", cui si giunge seguendo il percorso della Via Crucis le cui stazioni sono parzialmente scavate nella roccia.
 
Nei dintorni del borgo e delle varie frazioni disseminate per il territorio circostante vi è una campagna ricca di agrumeti, vigneti, uliveti, frutteti, fra i quali spiccano masserie e allevamenti di suini, bovini e ovini; ovunque insiste la tipica macchia mediterranea, in particolare nella Pineta di Savoca, ricca di sorgenti naturali, percorsi pedonali itinerari di trekking e aree attrezzate per fare picnic, anche perché Savoca, la cui economia è sempre stata legata prevalentemente all’agricoltura, sta oggi cercando di puntare sul turismo culturale e naturalistico.
 
Savoca-Pentefur_e_Chiesa_Madre-
 
In quest’ottica si inserisce anche la gastronomia di Savoca, che si richiama alle tradizioni rurali e a quelle della cucina siciliana e messinese in particolare; i piatti tipici del territorio di Savoca sono “U piscistoccu a’ ghiotta”, stoccafisso essiccato, cucinato con abbondante olio extra vergine d'oliva, concentrato dipomodoro, olive bianche e nere, capperi, peperoncino, patate, sedano, e “A carni i’ crastu ‘nfurnata”, carne di pecora o castrato cotta al forno, un piatto di origine greca, sconosciuto in altre parti dell’isola, importato in zona dai coloni greci che qui giunsero più di 2600 anni fa.
 
E ancora troviamo “U Pani cunzatu”, cioè pane casareccio locale cotto nel forno a legna e condito con olio extra vergine d'oliva locale, sale, peperoncino oppure conserve sottolio di prodotti locali oppure “a cuzzola”, una pasta fresca a lievitazione naturale, fritta in olio di oliva e arrostita sul carbone.

Chi arriva a Savoca non può andar via senza aver assaggiatio “A Granita ca' zzuccarata”; si tratta della classica granita siciliana al limone, ma che solo nel “paese dalle sette facce” viene servita con lazzuccarata, un biscotto locale molto croccante condito con semi di sesamo.

sabato 22 novembre 2014

Ignazio De Blasi (Pittore Poeta Cantastorie)

L'arte e l'artigianato creativo è stato la nostra forza vitale da sempre. Tutto dipende da noi se darle la giusta linfa o farlo morire attraverso la sensibilità che manifestiamo. - Ignazio De Blasi

 Ignazio De Blasi
                                                             (Pittore Poeta Cantastorie)
                                 
 http://www.rivistailcantastorie.it/ignazio-de-blasi/

 

giovedì 20 novembre 2014

Sacro Regno Federiciano



Linea guida di un progetto culturale, morale, etico , economico, alla base del Progetto Sacro Regno Federiciano a cura del prof Domenico Lancianese, Principe di Valleroja vicario Imperiale Reggente del Sacro Regno di Sicilia e del Sacro Regno di Leuca.
Prof.  Domenico Lancianese, storico della Fondazione Federico II di Jesi e saggista, scrittore , collabora presso l'università di Urbino, già General manager di un gruppo bancario leader nel mondo.Ambasciatore presso la santa Sede.


martedì 18 novembre 2014

Nasce in Calabria la Legione “Templarii Culturae Federiciana Pacis ed Disciplina”


E' nata la Legione "Templarii Culturae Federiciana Pacis ed Disciplina". Responsabile per la Calabria l'Avv. Filomena Falsetta.
"La Legione – dichiara Falsetta -, è rivolta al mondo degli Avvocati, dei Notai, dei Giuristi, dei Cultori e degli Storici del Diritto, nonchè dei laureati in Scienze Giuridiche o in materie equipollenti, e ha l'obiettivo di vestirli dei propri abiti intellettuali con la mano secolare della "cultura federiciana", che da sempre si contraddistingue per un connubio di originalità, progressismo, tolleranza e apertura, e al cui tatto non si può non essere sensibili.
Ognuno di noi – continua -, in ossequio ai canoni di quella stessa cultura, che sono espressione di una perfetta continuità con la tradizione giuridico-cristiana, è dunque chiamato alla correalizzazione di una categoria professionale diligente, pacifica e preparata, tanto da divenire capace, un giorno, di aggiungere alle forme dello "Stato di diritto" la corporeità dello "Stato sociale", al fine di ricomporre in maniera unitaria il nostro sistema giuridico, dissolto, purtroppo, dai passi sbagliati degli Uomini.
Pertanto – conclude Falsetta -, l'invito è a porre la nostra "professionalità" e il nostro "alto senso" a servizio di questa "Legione", allo scopo di dare vita, insieme, ad un assemblaggio di caratura giuridica e morale, in grado di ridisegnare gli "assi portanti" di quella giurisdizione sociale a noi tanto cara".
Fonte:http://ildispaccio.it/calabria/57991-nasce-in-calabria-la-legione-templarii-culturae-federiciana-pacis-ed-disciplina


lunedì 17 novembre 2014

Chiesa dei Cappuccini - Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

foto della chiesa, immersa nel verde
La Chiesa, immersa nel verde della tipica vegetazione mediterranea  ( Foto O. Bonavita)
foto altare della chiesa dei cappuccini
La chiesa ed il convento ad esso annesso (distrutto nel 1984) furono fondati a Pozzo di Gotto nel 1623.
Interessanti le opere in essa custodite quali la "Vergine con Santi e San Giovannino", la "Madonna con San Felice" di Frate Umile da Messina, del 1666 (da altri attribuita a Fra' Feliciano da Messina), e la "Madonna delle Rose" (o dei Garofani, come la definisce il Bilardo), attribuita ad Alonso Rodriguez dal Crinò ed a Frate Feliciano da Messina dal Bilardo.
Il capolavoro contenuto in questa Chiesa è l'altare ligneo di grande pregio risalente al XVII sec. attribuito agli scultori dell'ordine cappuccino di Castelbuono Francesco Li Volsi e Domenico Diolosà.
Dopo la soppressione e la chiusura dei conventi, anche il convento dei Cappuccini fu adibito per molto tempo a carcere mandamentale.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu completamente abbandonato e giunse ad un tal punto di degrado che si preferì demolirlo anzichè restaurarlo, privando la stessa città di una delle più antiche testimonianze dell'ordine cappuccino nella provincia messinese.
Nella chiesa dei Cappuccini è custodita una delle più belle vare della processione di Pozzo di Gotto: "U Signuri 'a cascata". Nel 2007 la stradina d'accesso è stata arricchita da murales.
cartolina dell'antico convento
L'antico convento dei Cappuccini  e l'annessa chiesa in una cartolina, dei primi anni del novecento.  



(

sabato 15 novembre 2014

Cosa visitare in Sicilia: i 10 posti che non puoi perderti

Vi assicuro che scegliere i 10 posti migliori da visitare in Sicilia è stata un’impresa titanica.  Avrei potuto fare una lista con almeno 100 posti da vedere assolutamente almeno una volta nella vita ma ho voluto mettere a dura prova la mia capacità di sintesi. Il mio invito è naturalmente quello di visitare ogni angolo della Sicilia. Troppe sono le meraviglie che si trovano su quest’isola. Vi esorto a vagare senza una meta ben precisa tra i vari paesini dell’Etna o dei Nebrodi oppure a costeggiare il mare da una punta all’altra dell’isola. Scoprirete un’infinità di meraviglie nascoste nei posti più impensabili e capirete perché è stato così difficile per me condensare tutto in 10 foto. Ogni angolo della Sicilia è magico. Ogni città merita almeno una visita; c’è sempre qualcosa di bello da scoprire. Se però siete troppo pigri o avete poco tempo a disposizione allora date uno sguardo alla mia “personalissima”  lista di cosa visitare in Sicilia.
Il nostro viaggio fotografico inizia da Palermo, il capoluogo dell’isola. Dopo essere stato un emirato arabo, la città fu scelta come sede dai re Normanni. A questo periodo risale la costruzione della Cappella Palatina, il più prezioso tesoro artistico di Palermo. La cappella si trova all’interno del Palazzo dei Normanniattuale sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Rappresenta l’esempio più elevato dal punto di vista storico-artistico, della convivenza tra culture, religioni e modi di pensare apparentemente inconciliabili. Rimarrete letteralmente a bocca aperta davanti ai favolosi mosaici bizantini e al soffitto in legno in stile arabo. Un capolavoro da non perdere per nessun motivo al mondo.
I Siciliani conoscono la Sicilia?
Cappella Palatina – Palermo
Nella parte orientale dell’isola si trova Siracusa che, a differenza di Palermo, gli arabi non li ha mai conosciuti. Qua siamo in piena Magna Grecia e ogni monumento ce lo ricorda prepotentemente. All’interno del Parco Archeologico della Neapolis si trova il Teatro Greco interamente scavato nella roccia bianca e lucente. In epoca greca gli spettacoli che si tenevano in questo teatro erano vissuti con intenso coinvolgimento da parte della popolazione. Ancora oggi l’INDA (Istituto Nazionale Dramma Antico) organizza spettacoli teatrali durante i mesi di Maggio e Giugno. Difficile spiegarvi a parole l’emozione che si prova ad assistere in un antico teatro greco ad una tragedia scritta da Eschilo, Aristofane, Sofocle o Euripide.
Cosa visitare in Sicilia
Rappresentazioni classiche al teatro greco – Siracusa
Il centro storico di Siracusa si trova su un’isoletta posta a pochi metri dalla terraferma e collegata ad essa da tre ponti. Sto parlando ovviamente di Ortigia, un vero e proprio museo a cielo aperto. Ogni viuzza, ogni piazza di questo quartiere meritano una visita ma il posto più incantevole è rappresentato da Piazza Duomo, l’antica acropoli della città greca. La piazza è stata ricostruita in stile barocco dopo il disastroso terremoto del 1693, ma, nonostante ciò, il Duomo ancora oggi mostra le sue origini greche. Il tetto della chiesa è retto da colonne greche chiaramente visibili anche dall’esterno.
Cosa visitare in Sicilia:
Piazza Duomo – Siracusa
Nella zona sud-est della Sicilia si trova Agrigento, nota per la Valle dei Templi. Se nel vostro itinerario non avete considerato questa tappa, fatelo. Non potete perdervi questa meraviglia, dichiarata dall’Unesco nel 1997 Patrimonio dell’Umanità. La Valle dei Templi di Agrigento racchiude uno dei più’ grandi tesori dell’architettura greca tutt’ora esistenti. I templi dorici, costruiti in tufo arenario, sono ancora oggi ottimamente conservati. Il colore dei templi passa dal giallo intenso al rosa durante il tramonto. Da Luglio a Settembre vengono organizzate anche visite notturne. Inutile dirvi che le sensazioni percepite e l’emozione vengono amplificate dall’oscurità.
Cosa visitare in Sicilia
Valle dei templi – Agrigento
A meno di 15 Km dalla Valle dei Templi si trova la Scala dei Turchi, una parete rocciosa che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte. La particolarità di questa scogliera è dovuta alla forma ondulata e al colore bianco intenso. Sembra di stare sopra un ghiacciaio in pieno Antartide e invece siete in una delle zone più calde della Sicilia. Il nome probabilmente deriva dal fatto che i pirati saraceni, definiti turchi dai siciliani pur essendo arabi, erano soliti approdare in questo posto per trovare riparo poiché la zona è meno battuta dai venti.
Cosa visitare in Sicilia
Scala dei turchi – Realmonte (Agrigento)
Quasi al centro della Sicilia si trova Caltagirone, cittadina barocca famosa soprattutto per le sue bellissime ceramiche prodotte da più di 1000 anni. Il punto più suggestivo della città è la Scalinata di Santa Maria del Monte dove potete acquistare le ceramiche più belle di tutta la Sicilia. Il panorama dalla cima della scalinata è mozzafiato.
Cosa visitare in Sicilia
Scalinata di Santa Maria del Monte – Caltagirone
Le saline di Trapani sono note fin dal periodo normanno. Durante il periodo spagnolo raggiunsero il massimo splendore ma dagli inizi del Novecento cominciò il declino, accentuato poi dalle due guerre mondiali. Alcune di queste saline producono sale ancora oggi ma la maggior parte rappresenta una piacevole attrazione turistica. Consiglio vivamente di visitarle poco prima del tramonto. Le saline si tingono di arancio e i riflessi del sole rendono questo panorama ancora più spettacolare.
Cosa visitare in Sicilia
Saline al tramonto – Trapani
Dal porto di Trapani è possibile raggiungere in meno di 30 minuti l’arcipelago delle Egadi. A Favignana,l’isola maggiore dell’arcipelago, si trova Cala Rossa. Il nome probabilmente è dovuto al sangue versato durante le guerre puniche. Non fatevi impressionare, le acque cristalline che bagnano questa bellissima baia presentano tutte le sfumature pensabili ed immaginabili di azzurro. I caraibi a due passi da casa.
Cosa visitare in Sicilia:
Cala Rossa – Favignana
Altro arcipelago altra meraviglia. Adesso siamo a Lampedusa, arcipelago delle Pelagie. Una perla incastonata nel Mediterraneo, più vicina all’Africa che all’Europa. Ma al 100% siciliana. Se dovessi scegliere tra Cala Rossa e l’Isola dei Conigli non saprei cosa fare. Una spiaggia da sogno gestita in maniera impeccabile da Legambiente.
Cosa visitare in Sicilia
Isola dei conigli – Lampedusa
Avete mai visto in tv qualche episodio del famoso Commissario Montalbano? La maggior parte delle scene vengono girate a Ragusa Iblaperla barocca della Sicilia Sud Orientale. Completamente ricostruita dopo il terremoto del 1693, Ibla è ancora oggi perfettamente conservata. Un insieme di viuzze, scalinate, chiese barocche e palazzi nobiliari da visitare senza meta e senza guardare l’orologio. Una visita notturna amplificherà ancora di più questo gioiello.
Cosa visitare in Sicilia
Ragusa Ibla

Fonte
http://ilovesicilies.altervista.org/cosa-visitare-in-sicilia/

venerdì 14 novembre 2014

Villa Romana di San Biagio - Messina

 



Indirizzo : 
Via Nazionale, 3
Provincia : Messina  Comune : Terme Vigliatore
Tel. : 090 9740488

Orari ingresso : Tutti i giorni 9,00-19,00 escluso Domenica e festivi
Biglietto singolo intero :  2,00 €
Biglietto singolo ridotto:  1,00 €


Dipendente da

 Soprintendenza BB.CC.AA. di Messina

La villa di Castroreale - S. Biagio, oggi comune di Terme Vigliatore, riportata alla luce negli anni cinquanta, è tra gli esempi più interessanti di villa di lusso suburbana.
Costruita alla fine del II o inizi del I sec.a.C. in un sito abitato già dall'età ellenistica (III-II sec.a.C.), subì almeno due restauri o risistemazioni nella prima età imperiale (metà del I sec.d.C; II sec.d.C.), come indicano le modifiche apportate soprattutto al settore termale. La presenza, tra i materiali rinvenuti di ceramiche tarde e gli ambienti costruiti con materiali di risulta, recentemente affiorati con gli scavi condotti nel settore est (in prossimità dell'attuale accesso all'area archeologica), portano ad ipotizzare una continuità di frequentazione del sito fino ad epoca tardoantica.
La parte residenziale, in luce per poco meno della metà, si sviluppa, come di consueto, ai lati di un grande peristilio di m.17 di lato, provvisto, su ciascun lato, di otto colonne realizzate in cotto, rivestite di stucco, che oggi appaiono collegate da bassi setti murari.
Al centro del lato meridionale si apriva l'ampio tablinum (sala di ricevimento), con un prospetto a due colonne e parete di fondo articolata con nicchia, probabilmente destinata a contenere una statua. Notevole è in questa sala di rappresentanza il pavimento in opus sectile (formelle esagonali in marmo) e mosaico, databile intorno al II sec.d.C. 
Dal tablinum si poteva accedere direttamente a tre stanze private, pavimentate con mosaici in bianco e nero.
Nel settore ovest, tra il peristilio e le terme, sono stati riportati alla luce altri locali di soggiorno, alcuni dei quali mosaicati.
Nell'angolo sud-ovest, ad un livello un po’ più elevato del settore residenziale, si trovavano gli impianti termale, che come di consueto comprendevano spogliatoi (apodyteria) e vani per il bagno freddo (frigidarium) e caldo (tepidarium e calidarium). Questo settore , nel I sec.d.C. caratterizzato da un piccolo bagno, (vedi planimetria, nn.19,20,21,22), fu ampliato nel II sec.d.C., con una serie di nuovi ambienti più ampi e confortevoli, specialmente per le necessità del bagno caldo. Il nuovo calidarium ebbe infatti ben due vasche, una entro nicchia, l'altra rettangolatre (vedi planimetria n.26).
Tra gli ambienti realizzati nell'ultima fase, corrispondente all'età traianea-adrianea, si segnala il frigidarium con mosaico in banco e nero con scena di pesca, opera, probabilmente di un mosaicista italico.
 

mercoledì 12 novembre 2014

Confraternita Cristiana Templari Federiciani: Disuguaglianze Di Genere Punto Di Non Ritorno




Anche in Africa ci superano vedi il Rwanda per una vita di uguaglianza sociale in crescendo.
Siamo messi proprio male nella comparazione tra i paesi nel mondo, dove vengono presi in esame i miglioramenti o i peggioramenti in tema di economia (vedi i salari), la salute ( vedi aspettative di vita e possibilità di curarsi) istruzione( evitiamo di elencare le problematiche) ,politica ( alle nostre rappresentanze governative evitiamo di dare una pagella , perché non c’è mai limite al peggio), donne (violenze continue,femminicidi in aumento,libertà,lavoro negato e ci fermiamo al momento) giovani e anziani ( qui la disuguaglianza per una vita migliore è impossibile darne un nome in negativo, senza essere molto offensivi con i governanti) famiglia ( in pieno caos e divorzi e suicidi e omicidi in aumento) attività artigianali e commerciali e terziario tutto ( lì la distruzione è totale,perché si prediligono le multinazionali e quindi dai negozi cinesi, ai Marò rimasti in India è tutto dire) le nostre identità territoriali e di Fede Cristiana ( lì si cerca in tutti i modi per distruggere e non far nascere nei giovani la possibilità di sentirsi legati a difesa del proprio territorio e della Fede Cristiana).

Queste sono una parte delle questioni di disuguaglianza sociale e ricerca di giustizia,che ci spingono alle nuove crociate federiciane , niente guerre fratricidie,ne di religione e nemmeno geografiche, ma vere crociate come una non più rinviabile sete di giustizia sociale.

Unitevi a noi, non pensate che il problema sia solo degli altri , prima o poi il problema sarà globale e non ci saranno ricchi , che potranno far finta di niente e milioni poveri che non potranno far altro che bussare alla loro porta,con la speranza , che ci sia esclusivamente una richiesta umana e caritatevole nei loro confronti e che non sia da parte loro un atto di forza e di vendetta sociale e se i governati di ieri e di oggi pensano che nel secondo caso la possono fare franca , ricordo loro che la rabbia del popolo è proprio interamente a loro rivolta e ai loro assistiti di qualsiasi natura essi siano.

Desidero ricordare sempre ai governanti di ieri e di oggi, che le Forze di Polizia e le Forze Armate ,fanno parte del popolo ed hanno giurato di difenderlo.
Al momento opportuno sapranno da quale parte stare e schierarsi.
Corrado Maria Armeri
Gran Maestro Federiciano
Confraternita Cristiana Templari Federiciani
..........................................................................................................................................
TEMPLARI FEDERICIANI
ISTITUZIONE DELLA LEGIONE IMPERIALE FEDERICIANA.
NE FANNO PARTE I SEGUENTI STATI EUROPEI :
ESTABLISHMENT OF THE IMPERIAL LEGION FREDERICK II.
MAKE THE FOLLOWING EUROPEAN STATES:
Austria
Ungheria
Repubblica Ceca
Slovacchia
Slovenia
Croazia
Bosnia ed Erzegovina
Serbia
Montenegro
Romania
Polonia
Ucraina
Germania
La prima Elevazione è prevista a Budapest , coloro interessati che abitano in queste nazioni possono mandare richiesta di adesione a :
The first elevation is expected in Budapest, those interested in living in these countries can send membership application to:
adesionefedericiana@virgilio.it

Scordia - Catania





L’origine del toponimo è sicuramente greca, da “skórdon”, ‘aglio’. Del 1628 è l’attestazione “Scordia”. La zona fu abitata sin dall’epoca antica, precisamente da popolazioni greco-romane, come testimoniano i reperti archeologici della zona. Si sa che il feudo fu conquistato dagli svevi, che ne concessero la giurisdizione al nobile Virgilio Scordia, che lo divise in parte superiore e parte inferiore. Fu proprietà di Federico II d’Aragona, che concesse Scordia Superiore a Raimondo Cateno e Scordia Inferiore a Russo Rosso; alla famiglia di quest’ultimo, poi, subentrò la famiglia Spatafora. Successivamente l’amministrazione passò nelle mani dei Bardassi, dei Campolo e dei Branciforte, principi di Militello. Nel 1626 il re Filippo IV nominò Antonio Branciforte principe di Scordia. I discendenti di questa nobile casata detennero il potere fino ai primi anni dell’Ottocento, quando, insieme con la costituzione del 1812, si ebbe anche l’eversione dal feudalesimo. La storia successiva è quella che porta dai borboni all’Italia unita e, infine, all’autonomia regionale siciliana. Del suo patrimonio storico-architettonico fanno parte: la chiesa madre, dedicata a San Rocco, in stile barocco, che fu ricostruita dopo il sisma del 1693 su precedente impianto dell’inizio del Seicento; la chiesa del Purgatorio, anch’essa originaria del Seicento; la parrocchiale di Sant’Antonio di Padova, eretta nel 1664, annessa al convento dei padri Minori Riformati; la chiesa di Santa Maria Maggiore, del XVIII secolo; palazzo Branciforte, edificato nel Seicento.

Storia

Scordia si trova a circa 150 metri di altitudine sul livello del mare (111 all'altezza della stazione ferroviaria, come attestato da una lapide lì affissa). Nei dintorni del paese vi sono tracce d’insediamenti umani preistorici, che risalgono all’età dei Siculi (VI e V secolo a.C.). Successivamente Scordia conobbe le civiltà greco-romana e bizantina; in possesso feudale alla Sede Apostolica, passò poi alle nobili famiglie di Virgilio Scordia, di Russo Rosso ed infine divenne principato dei Branciforti di Militello, che la governarono sino al 1812, anno in cui, abolito il feudalesimo, ottenne l’autonomia comunale.
Oggi Scordia è uno dei principali centri agrumicoli della Sicilia, sia per la qualità del prodotto, sia per la sua commercializzazione. Oltre trenta aziende, nella stagione invernale, sono impegnate nella lavorazione delle arance. L'economia è inoltre sostanziata da attività di artigianato di vario tipo, comprese industrie manifatturiere che occupano diverse centinaia di lavoratori.

Etimologia

Il suo nome, di origine greco-bizantina, richiama la mitica colonia lentinese di Skordion, che significa "aglio", forse ad indicare un terreno adatto alla sua coltivazione. Sebbene sia la più accreditata, tuttavia, tale tesi non è mai stata confermata.

Architetture religiose

La facciata barocca della chiesa madre di Scordia

Chiesa Madre San Rocco

Voluta dal principe di Scordia Antonio Branciforte, la chiesa madre di Scordia fu costruita, insieme al palazzo principesco, nel 1628. Essa fu vittima del violento terremoto del 11 gennaio 1693 dal quale uscì completamente distrutta. Fu poi ricostruita su progetto di fra' Michele della Ferla e riaperta al culto nel 1712. La forma attuale, tardobarocca, si deve a don Mario De Cristofaro, arciprete parroco dal 1830 al1867, che commissionò la costruzione del transetto, dando alla chiesa la forma di una croce latina, tipica dell'architettura barocca. In essa sono custoditi alcuni quadri di artisti come Marcello Vieri e Pietro Gabrini, oltre ad una tela attribuita alla scuola caravaggesca, se non allo stesso Caravaggio. In essa, inoltre, è presente un simulacro ligneo, tradizionalmente donato dai Branciforte, sistemato entro un fercolo a tempietto biforo ricoperto in oro nel 1884 e completamente riindorato in occasione del centenario della festa patronale nel 1960 da maestranze catanesi. Il simulacro, originariamente dipinto, era stato rivestito in argento nel 1796. Il prezioso ornamento è stato però sacrilegamente trafugato nel 1977 ed il simulacro è stato restaurato nel 1779.[2] È questo simulacro che, ancora oggi, viene portato in processione in occasione della festa patronale del 16 agosto.

Chiesa di San Giuseppe

Costruita a più riprese nel corso del XIX secolo, la chiesa di San Giuseppe è realizzata secondo canoni tipicamente neoclassici, in pieno centro cittadino. L'interno è ad una solanavata e presenta cinque altari laterali in marmo. In essa sono custodite diverse sculture lignee e pale d'altare come la Madonna degli Ammalati di Giuseppe Barchitta, collocata nel secondo altare di destra. La devozione a San Giuseppe ruota attorno ad un simulacro ligneo sistemato entro un fercolo che, pur costruito nella metà del Novecento, richiama molto i fercoli barocchi con la forma del tempio di Gerusalemme. Tuttavia, nel 2009, il fercolo è stato privato degli angioletti decorativi. Dell'arredo liturgico originario rimane soltanto l'altare maggiore, ripristinato nel 2013. Il resto, come l'ambone, l'organo a canne o la balaustra, è stato rimosso nel periodo postconciliare.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

La chiesa di Santa Maria Maggiore sorge in piazza Regina Margherita, sulle fondamenta di quella che era la chiesa di Santa Maria vecchia, esistente già quando Scordia era ancora un Casale, la cui prima attestazione risale al 1308. Questa chiesa fu, tra il XIV e il XVI secolo, l'unica chiesa sacramentale di Scordia. Avviati nel 1628 i lavori per la chiesa di San Rocco, la chiesa di S. Maria perse i diritti parrocchiali, trasferiti alla nuova matrice. Vittima anch'essa dal terribile terremoto del 1693, la chiesa fu gravemente distrutta, ma venne presto restaurata. Tuttavia, nel 1770, la chiesa, di cui dal 1696 era attestato il titolo di Maggiore, cadde del tutto in rovina. L'attuale chiesa, realizzata in un elegante stile barocco, fu ultimata nel 1780, sotto lo stimolo dell'inquisitore don Matteo Imperia, che dovette fronteggiare una prima opposizione del Vescovo di Siracusa, Giovanni Battista Alagona, e fu dedicata al cardinale Antonio Colonna Branciforti. Assunse i diritti parrocchiali, tuttavia, solo mezzo secolo dopo, il 25 luglio 1942. L'interno, ad una sola navata decorata di stucchi, presenta quattro altari laterali, sormontati da tre pale di Marcello Vieri e da un ligneo simulacro di Santa Maria Madre di Dio, realizzato intorno alla fine del XVIII secolo, che fu incoronata dal vescovo di CaltagironePietro Capizzi, nel 1946. L'abside è arricchita da un altare a piramide in marmo policromo, sormontato dalla pala della Madonna con i santi. Ilcatino, invece, è dominato da uno stucco raffigurante il Padre Eterno con gli angeli.[3]

Chiesa di Sant'Antonio al Convento

La chiesa di S. Antonio, meglio conosciuta come "del Convento" ('do Cummientu in siciliano), fu fortemente voluta dal principe di Scordia, Antonio Branciforte, su sollecitazione del fratello Ottavio, Vescovo di Cefalù, il cui mezzo busto è collocato nel timpano del portale della chiesa. La stessa committenza ordinò la costruzione del convento dei Frati Riformati (da qui il titolo "del Convento"), che divennero ora dodici. Otto, infatti, erano già residenti nell'antico ospizio di contrada Calvario nuovo. Entrambe le costruzioni furono realizzate nel 1644, come attesta la data iscritta sulla facciata, costruita in un armonioso stile barocco. E' però sconosciuta la data in cui i padri riformati presero possesso del convento. La chiesa è ad una sola navata ricca di stucchi, affreschi, tele e sculture. Tra queste spicca la statua lignea del Cristo alla Colonna, che reca, sul basamento del fercolo, la data del 1739, e la pala posta nell'ultimo altare laterale di destra raffigurante l'Immacolata con i santi Lucia e Vito. Nel presbiterio è presente un marmoreo altare maggiore sormontato da un reliquiario in legno, presente in gran parte delle chiese di matrice francescana, che ha preso il posto dell'organo a canne una volta presente e di cui resta testimonianza soltanto in una fotografia. Del pavimento in ceramica di Caltagirone, che una volta ricopriva il pavimento di tutta la chiesa, è rimasta testimonianza nel presbiterio. A sinistra dell’altare maggiore una lapide incisa nel 1862 ricorda, con un'iscrizione dello storico don Mario De Mauro, che lì vi sono sepolti il primo principe di Scordia, Antonio Branciforte, con la moglie, Giuseppina Campulo, ed alcuni dei loro discendenti.[4] Il Convento dei padri riformati, costruito in pietra calcarea, è addossato alla chiesa nel suo lato orientale. Presenta un chiostro quadrangolare con un portico colonnato, nelle cui pareti si trovano degli affreschi di fattura del tempo, che presentano scene bibliche e scene di vita dei frati.[5] In questa chiesa ha sede la confraternita del SS. Crocifisso.

Chiesa di San Gregorio Magno, detta del Purgatorio

La chiesa di San Gregorio Magno è conosciuta dagli scordiensi con il titolo "del Purgatorio" ('do Priatoriu in siciliano), per via di una tela in essa conservata raffigurante le anime purganti. Possiede un prospetto in stile barocco ed è orientata verso sud. Probabilmente anch’essa fu fatta costruire dal principe Antonio Branciforte, piccola e ad una sola navata. Originariamente, però, doveva essere ruotata di novanta gradi, come attestano alcuni pilastri visibili all'esterno da via Vespri ed un'abside presente in un vano dell'attuale sagrestia. Tra le due colonne tortili dell'altare maggiore, era posta la pala raffigurante San Gregorio Magno, la Madonna con gli angeli e le anime purganti avvolte dalle fiamme. Attualmente, pur essendo ancora presente la pala, l'altare è stato sostituito da una parete bianca. Nella chiesa si conserva il Gruppo della Passione, costituito dalle statue lignee del Cristo morto adagiato in un prezioso cataletto, anch’esso in legno, di autore rimasto ignoto. Oltre ad esso vi sono i lignei simulacri, con vestiti in stoffa, dell'Addolorata, di San Giovanni e di Maria Maddalena. Si tratta di opere di artisti anonimi del 1700. Tale gruppo è protagonista della processione del venerdì santo, organizzata dall'antica confraternita di Maria SS. Immacolata, che ha sede presso questa chiesa. Vi è, inoltre, una statua raffigurante San Francesco di Paola. La chiesa del Purgatorio funzionò come pro-matrice negli anni immediatamente successivi al terremoto del 1693, che distrusse la chiesa madre di San Rocco fino al 1704.[6]

Chiesa di Santa Liberata

La chiesa di Santa Liberata
La chiesa di Santa Liberata è stata realizzata nei primi anni del secolo scorso. Con il suo prospetto realizzato secondo i canoni del neoclassicismo, è orientata, come quella del Purgatorio, verso sud. L’interno, di piccole dimensioni ma ben decorato, è, differentemente da tutte le altre chiese scordiensi, acroce greca. Tutta la parte destra della chiesa ospita una grotta in pietra lavica che rievoca l'apparizione di Lourdes, con le statue della Vergine e diSanta Bernadette. Nella chiesa si custodiscono delle tele tra le quali Santa Liberata in croce, opera di Giuseppe Barchitta. L'altare e l'ambone sono realizzati in marmo policromo con decorazioni tipicamente neoclassiche. Originariamente era presente anche l'altare maggiore.

Chiesa di San Domenico Savio

Dedicata il 23 settembre 1995, la chiesa rappresenta il nuovo tempio per la parrocchia San Domenico Savio, presente a Scordia già dal 1967, ospitata all'interno di un garage. Presenta una struttura molto irregolare, con una grande aula liturgica. Ad essa adiacente è collocata una cappella, in cui è presente il tabernacolo per la conservazione dell'Eucaristia e in cui viene celebrata la messa feriale. Il Crocifisso, posto nell'abside, è una copia in tela del Crocifisso del santuario di Rivotorto ad Assisi. Due quadri, una "Madonna orante", copia in olio su pietra dell'opera del Sassoferrato, (2008) e "Don Bosco e Domenico Savio" (2012), poste sulle pareti della chiesa, sono state commissionate alla pittrice scordiense Angela Marta Paolillo. Infine, le due statue, San Domenico Savio e la Madonna della Stella, venerate in questa chiesa, sono opere lignee realizzate negli anni ’60 dall’artista bolzanese Luigi Santilaffer, di Ortisei. All'esterno si erge una torre in cemento armato sormontata da una croce luminosa.

Chiesa della Madonna della Stella

L'interno della chiesa della Madonna della Stella. Nella nicchia, il simulacro originario della Madonna della Stella.
Nella Contrada Montagna si trova una piccola chiesa dedicata alla Madonna della Stella, desiderata già dal 1889, quando un comitato spontaneo promosse la raccolta dei fondi necessari alla costruzione della cappella. La donazione del terreno da parte del parroco di Scordia, don Antonino Colomba, e il contributo delle famiglie più cospicue del paese furono decisivi per la realizzazione del progetto. La cappella venne aperta al culto intorno al 1910 e i baroni Antonino Modica e Teresa Laganà donarono una statua in cartapesta policroma, libera copia del simulacro della Madonna della Stella di Militello. Successivamente, nei pressi della chiesa, furono realizzati, per iniziativa dell’Opera Pia fondata da Ippolito De Cristofaro, i locali destinati ad ospitare la Casa delle Fanciulle “San Vincenzo Ferreri” e il relativo asilo infantile. In seguito, gli stessi locali furono utilizzati come residenza estiva delle Suore Cappuccine dell’Immacolata, il cui convento era ospitato in un’ala del palazzoBranciforte di Scordia. Fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, accanto alla vecchia cappella, oggi adibita a sagrestia, venne costruita la nuova chiesa della Madonna della Stella attualmente aperta al culto. In questo contesto va inserita la realizzazione di una nuova statua della Madonna della Stella (1963), iconograficamente diversa, che sostituì quella più antica (finita in un deposito), e che oggi è venerata in occasione dell’annuale festa dell'8 settembre. L'originaria statua è ora esposta nuovamente nella sua sede originaria, mentre quella nuova è conservata nella chiesa di San Domenico Savio.

Chiesa di Gesù Redentore

Quella di Gesù Redentore è la chiesa più recente presente nel territorio di Scordia. Si trova nel nuovo quartiere di Pignatazza. Dedicata nel giugno 2005, presenta una torre campanaria, sotto la quale si apre il portale su cui sono incise le parole apocalittiche che onorano la gloria di Gesù Cristo e i nomi delle persone che hanno inaugurato la chiesa. L'aula liturgica presenta una pianta circolare, i cui pavimenti sono realizzati in marmo di due tonalità di avorio e rosso. L'ambone è realizzato in marmo a più livelli, che assume anche la forma di pulpito.

Altre architetture

Palazzo Branciforti

Il Palazzo del Principe Branciforti fu costruito nel 1628 e misura, secondo Mario De Mauro, m. 51 di lunghezza e m. 60 di larghezza. La bellezza di un tempo si può solamente intuire, avendo subito sia all’interno che all’esterno numerosi interventi che ne hanno profondamente modificato la consistenza strutturale. Il suo prospetto principale è quello posto a sud, originariamente delimitato dalla vasta arena del Principe, la cui area attualmente è occupata dal palazzo municipale. All’arena si accedeva attraverso un  portale barocco di tufo locale. In corrispondenza di questo portale, sulla facciata principale (il cui angolo di sud-est, seriamente danneggiato dal terremoto del 1693, fu fatto ricostruire e rinsaldare con robusti contrafforti nel 1712 da Giuseppe I Branciforte, come attesta un'epigrafe latina posta sul timpano del portone centrale: "Ioseph Brancifortius Tertius Scordiae Princeps. A.D. 1712") si apre una grande porta-galleria che immette in un vasto cortile interno, corrispondente ad un arco da cui vi si accede da nord. Ancora oggi sono raggiungibili alcuni dei sottostanti sotterranei adibiti a prigione dei principi di Scordia. Attualmente il palazzo, diventato proprietà di privati, versa in una condizione di degrado per cui è stato dichiarato pericolante e transennato. Il portale si trova invece smontato nei locali del vecchio macello, dove non sono più reperibili due dei suoi elementi più significativi: lo stemma dei Brancifortie del Comune (il leone rampante), risistemato in un vano della Biblioteca Comunale, e la lapide, di cui molto parla il De Mauro, con l’iscrizione che ricordava la restaurazione del paese ad opera del Branciforte, sistemata presso il museo etno-antropologico "M. De Mauro". 

Palazzo Modica

Recentemente acquistato dal Comune, che ne ha commissionato il restauro, il palazzo Modica di piazza Umberto I fu fatto costruire agli inizi del XIX secolo dal notaio Rosario Modica, originario di Carlentini, prima del suo matrimonio con Gesualda De Cristofaro. Si tratta di una imponente costruzione che occupa un intero isolato. Nella rosta del portone si leggono le iniziali R. M. del suo proprietario. Originariamente ad un piano, fu sopraelevato sull’ala di nord-est fino a culminare in una caratteristica torretta, quasi a competere in altezza con il campanile della Chiesa madre di S. Rocco che si innalza sul lato opposto della piazza. Una foto scattata nel 1892 dallo scrittore verista vizzinese Giovanni Verga, di passaggio alloscalo ferroviario del paese in occasione dell’inaugurazione della tratta Valsavoia-Caltagirone, giustifica tale riflessione. Le scale degli ingressi sulla piazza e a quelli su via G. Marconi (già via Trabia) non erano contemplate nel progetto originario. Esse furono conseguenza del livellamento operato alla fine dell’Ottocento nel quartiere forche per favorire i collegamenti con la costruenda stazione ferroviaria. Alla famiglia Modica si deve la costruzione, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, di altri palazzi, oggi appartenenti a privati, in via Cavour, in Piazza Carlo Alberto e in via Principe Amedeo. Fu proprio un membro di questa famiglia, Antonino Modica, per la devozione di sua moglie Teresa Laganà, a donare nel 1911 la statua adesso conservata nella chiesa della Madonna della Stella di contrada Montagna.

Palazzo Vecchio-Majorana

Il palazzo ospita le due strutture più significative per la promozione della cultura e per la conservazione della memoria e della storia locale: la Biblioteca Comunale “Giuseppe Barchitta” ed il Museo Civico Etno-Antropologico ed Archivio Storico “M. De Mauro”. Fu edificato nella metà del XVIII secolo ed è un rappresentativo esempio di edilizia privata aristocratico-borghese. È ancora adorno di stucchi, affreschi e tele sovrapporta che si segnalano come testimonianza dei livelli raggiunti dalla pittura convenzionale del Settecento. Dal 1893 al1975 fu sede del Municipio di Scordia.

Palazzi De Cristofaro

Il principale palazzo De Cristofaro, diventato quasi interamente proprietà del Comune di Scordia, fu cominciato nel 1842, sotto la direzione di artigiani provenienti da Palermo. Occupa un intero isolato con due portoni d’ingresso, nella cui rosta è posto lo stemma gentilizio della famiglia borghese dei De Cristofaro. Rimasto disabitato per parecchi anni, venne denominato “La casa degli uccelli” per la sovrabbondante nidificazione di rondini e passeri. Più volte è stato restaurato e conserva ancora l’originario aspetto monastico per gli ordini di archi che si partono dall’ampio cortile interno quadrato, sul quale si aprono simmetricamente due scale che conducono al piano superiore. Di proprietà privata sono ancora gli antichi palazzi De Cristofaro di via Principe Amedeo, di via Cavour e di via Bellini. Quest’ultimo, in particolare, fu costruito nel 1802, ma verso il 1970 è stato abbattuto e ricostruito nell’ala che dà su piazza Umberto I.

Case Cancellieri

Oggi adibite a ristorante, le case cancellieri erano le dimore dei funzionari del feudo di Scordia Suttana, quando, prima di diventare principato sotto il controllo dei Branciforti, il territorio era ancora un casale. Doveva essere particolarmente ricca e lussuosa, poiché il De Mauro parla di soffitti di legname e intagli nelle porte. Il corridoio di ingresso presenta una serie di archi concentrici e dalla corte centrale è possibile ammirare il panorama della Cava. Il nome deriva da Pietro Cancellieri, governatore dello stato di Scordia nel Settecento. Nella rosta dell'ingresso principale appare la scritta "1B90". Ciò fa pensare che essa fu costruita all'epoca dei Bardaxi, che nel 1508 avevano tentato la seconda ripopolazione di Scordia, che seguiva alla prima operata nel Quattrocento da Beatrice Rosso.

Palazzi minori

Altri palazzi degni di nota sono: Palazzo Colomba, Palazzo Puglisi-De Mauro, Palazzo De Cristofaro, Palazzo Alonzo, Palazzo Linguanti, Palazzo Macaronio, palazzo Paolì, palazzo Attard e palazzo Gangi, che si trovano in varie strade del centro storico scordiense.

Il Monumento a San Rocco

Al centro della piazza antistante la chiesa omonima, su di un alto piedistallo, si erge la statua in pietra calcarea di San Rocco col suo cane, opera dello scultore palermitano Nicolò Bagnasco. Il monumento fu eretto nel 1813, quando la peste affliggeva l’isola di Malta. Originariamente ai quattro lati del monumento si leggevano quattro distici latini, opera del sacerdote Francesco Saverio Puglisi. Le gradinate in pietra lavica sono conseguenza del livellamento definitivo della piazza, avvenuto nel 1890, con conseguente abbassamento medio del piano di calpestio.

La Colonna

Nel lato nord di piazza Regina Margherita nel 1818 fu innalzata una statua in pietra calcarea della Madonna col Bambino collocata su di un’alta colonna. La statua è rivolta ad est, come la vicina chiesa di Santa Maria Maggiore, e domina tutto il corso Vittorio Emanuele, che un tempo prendeva il nome di strada della Colonna. Crollata nel 1835 a causa di un violento temporale, fu ricostruita in 15 giorni. Nel 1909, un ciclone la abbatté nuovamente, per cui due anni dopo fu rifatta in cemento armato su progetto dell’ingegnere Tommaso Malerba. Fino al 1899 ai quattro lati del monumento erano leggibili quattro distici latini del 1852, composti anch'essi dal sacerdote Francesco Saverio Puglisi.

Il Monumento ai Caduti

All’interno della Villa Comunale, in piazza Regina Margherita, il 4 novembre 1932 venne inaugurato il Monumento ai Caduti, il cui elemento più significativo è rappresentato da una statua alata femminile, simboleggiante la Vittoria con la palma del martirio, in bronzo a grandezza naturale, opera dello scultore catanese Pietro Pappalardo.

Cultura

Musei

Museo civico etno-antropologico ed archivio storico "Mario De Mauro"

Il Museo Civico Etno-Antropologico ed Archivio Storico “Mario de Mauro” fu fondato presso la scuola media "Leonardo Da Vinci", come un progetto esclusivamente scolastico. Cresciuto poi di volume ed affermata l'importanza per la divulgazione della storia e della memoria locale, il museo fu assunto dal Comune e fu trasferito al piano terra del Palazzo Vecchio, dove tutt'ora è visitabile. Il museo si articola in diverse sezioni, che mostrano gli stili di vita degli scordiensi del passato, ricreando una sorta di viaggio nel tempo tra gli antichi mestieri, le antiche tecniche e tecnologia e i remoti stili di vita. Il museo è editore di alcune collane di pubblicazioni riguardante la storia e la cultura locale.

Lettura

Biblioteca Comunale "Giuseppe Barchitta"

La biblioteca comunale di Scordia fu istituita nel 1968 e inaugurata nel 1982, ha un patrimonio librario di circa 18.000 volumi. Ad una parete della sala di lettura si trova affissa la lapide con lo stemma dei Branciforti proveniente dal monumentale Portale settecentesco, che commemora la rifondazione brancifortiana dell'oppidum scordiense.

Natura e Archeologia

Parco Torrente Cava - Grotta del Drago

Torrente Cava - Grotta del Drago è una vasta area immersa nella natura che ruota attorno alla grotta del Drago e al torrente Cava, che si estende da contrada Pollicino a contradaMontagna attraversando interamente il centro urbano, in cui è possibile trascorrere giornate immersi nella natura. Da tempo abbandonato ed incolto, esso è stato adesso rivalutato. È possibile, infatti, fare passeggiate tra i suoi sentieri e visitare le numerose scoperte archeologiche. È palcoscenico di numerosi eventi culturali, organizzati dal comitato che se ne prende cura.

Xirumi-Serravalle e Colle San Basilio

Nei siti di Xirumi-Serravalle e il Casale di Scordia Superior, nel colle San Basilio, sono presenti numerose grotte scavate nella roccia, testimonianza di insediamenti protostorici. In particolare, nel colle San Basilio, è presente una architettura probabilmente utilizzata come tempio. Alcuni reperti sono esposti presso il museo archeologico regionale "Paolo Orsi" di Siracusa.

Astronomia

Osservatorio astronomico

A Scordia sorge un osservatorio astronomico, il sesto in Sicilia, censito tra gli osservatori amatoriali. Esso si trova in contrada Salto di Primavera, a pochi chilometri dal paese. Qui si svolgono didattico-divulgativa e di fotografica astronomica. E' stato inoltre scenario di incontri e conferenze culturali. È visitabile gratuitamente nei giorni d'apertura.

Musica

A Scordia sono presenti due bande musicali: la Banda Musicale "Città di Scordia" e la Banda Musicale "Stesicorea Scordia". Quest'ultima nel 2007 ha partecipato al film I Vicerè. Dalla scuola di musica dei professori di questa banda è nata, nel giugno 2011, la "Stesicorea Junior Band". Di Scordia è anche il compositore Paolo Buonvino, che si è occupato delle colonne sonore di numerosi film della cinematografia italiana. È inoltre presente un coro polifonico, che svolge numerosi concerti e rassegne, ricevendo numerosi consensi, anche a livello regionale e nazionale: l'associazione culturale e musicale coro polifonico "San Domenico Savio", organizzatore di due appuntamenti fissi a luglio e ad agosto: la rassegna polifonica regionale "Laetantes in Choro", nel sagrato della chiesa di San Domenico Savio, e la stagione concertistica internazionale "Musica al Chiostro", nel chiostro dei Padri Riformati della chiesa del Convento.

Feste e tradizioni

Carnevale

La settimana precedente il mercoledì delle ceneri si svolge la festa del carnevale, durante la quale si balla in piazza con l'animazione di band musicali. In passato, il sabato e il martedì aveva luogo la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati.

San Giuseppe

Una festa importante per i cittadini di Scordia è quella in onore di san Giuseppe, che si celebra il 19 marzo. La mattina si svolge la processione dei "tre poverelli" a cui la gente pone delle offerte. Questi tre poverelli, raffiguranti la Sacra Famiglia, sfilano per le vie del centro storico insieme ai cavalli agghindati secondo la tradizione siciliana. Ritornati in chiesa, sul sagrato, ai tre santi è offerto un tradizionale pranzo. Nel primo pomeriggio si svolge l'asta, durante la quale vengono venduti gli oggetti appositamente offerti dai fedeli. La sera, infine, il fercolo con il ligneo simulacro del Santo viene portato in processione per le vie del paese. In piazza Risorgimento si svolge uno spettacolo pirotecnico e, al rientro, vengono sorteggiati degli oggetti.

Triduo pasquale

Il mercoledì santo viene portato in processione il ligneo simulacro del Cristo alla Colonna, custodito nella chiesa del Convento. Il venerdì, dopo la Cerca di Gesù, una processione dei simulacri dei tre santi della passione, Maria Addolorata, Maria Maddalena e San Giovanni, viene esposto sulla croce il Cristo, che, dopo una celebrazione religiosa, viene sistemato entro un artistico cataletto ligneo. Ha così inizio, dalla chiesa del Purgatorio, la processione del Cristo morto. Entrambe le processioni fanno sosta presso la chiesa madre, in cui viene proclamata una predica, un tempo nota come meditazione dei setti parti 'i priedica. Viene poi intonato il canto del tradizionale "Popolo Meo" dal coro polifonico "San Domenico Savio" all'inizio del corso vittorio Emanuele e al rientro del simulacro presso la chiesa di s. Gregorio Magno ('u Priatoriu). La domenica di Pasqua, dopo la Messa del precetto nella chiesa madre, le quattro confraternite cittadine sfilano in un corteo. La sera dello stesso giorno, sul sagrato della chiesa madre, viene esposto il simulacro del patrono San Rocco. A fare da cornice a questi riti sono le quattro confraternite di Scordia: quella del SS. Crocifisso, che ha sede nella chiesa del Convento, quella del SS. Sacramento, nella chiesa madre, quella di Maria SS. Immacolata, nella chiesa del Purgatorio, e quella della Misericordia, nella chiesa di San Domenico Savio.

Santa Maria Maggiore

Il mese di maggio è dedicato a S. Maria Madre di Dio, il simulacro conservato presso la chiesa di S. Maria Maggiore. In questa parrocchia si organizza una festa in occasione dellavisitazione di Maria a S. Elisabetta, il 31 maggio, sebbene in passato venisse celebrato il lunedì successivo alla Pentecoste. Allo stato attuale la festa prevede un triduo, aperto dalla traslazione del simulacro dalla chiesa di S. Maria Maggiore alla nuova chiesa di Gesù Redentore. Durante questa processione il simulacro fa sosta presso alcuni altari votivi. Il 31 maggio, invece, dopo una Celebrazione a Gesù Redentore, il simulacro viene riaccompagnato in processione nella sua chiesa.

San Domenico Savio

Tradizione esistente fin dalla fondazione dell'omonima parrocchia, è stata per diversi decenni isolata. Dal 2011, la festa è stata riscoperta e il giovane santo, il cui simulacro è custodito nella parrocchia lui dedicata, viene festeggiato ogni anno la seconda domenica di luglio, giorno che, dopo un triduo di preparazione, prevede la processione del Santo per le vie del quartiere alto di Scordia.
I fuochi d'artifico salutano il rientro del simulacro di San Rocco.

San Rocco, patrono di Scordia

La festa patronale di Scordia si svolge in piena estate, nella prima metà di agosto, ma il giorno festivo è il 16 agosto. Dopo un novenario, nella cui domenica si svolge la processione con la reliquia di San Rocco, un ex ossibus conservato nella chiesa madre di Scordia, il 15 agosto, solennità dell'Assunta, viene celebrata la Messa in piazza Umberto I insieme a tutte le altre comunità parrocchiali. Il 16 agosto, invece, dopo la Messa, il simulacro di San Rocco attraversa alcune vie della città. La processione si ripete otto giorni dopo, in occasione dell'ottava della festa, il 23 agosto.

Madonna della Stella

Quella della Madonna della Stella è una festa attestata, seppur con significati diversi, già della fine del XIX secolo.

L'Immacolata

L'8 dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione di Maria, è festeggiata a Scordia presso la chiesa del Convento, dove si trova un gruppo scultoreo raffigurante Sant'Anna con la Madonna bambina. Montata sopra un fregolo, appare più grande di quanto sia realmente. Attraversa insieme alle Confraternite le vie principali del centro cittadino. E' consuetudine di questa festa la benedizione delle automobili.

Il Natale

Inizia il 16 dicembre, primo giorno della Novena. Per questa occasione gli scordiensi realizzano dei piccoli altarini votivi raffiguranti la natività situati fuori la porta di casa, davanti ai quali la banda musicale suona le note delle marce natalizie, scritte da un anonimo scordiense. La sera del 24 dicembre la Banda si riunisce alla Colonna, monumento simbolo di Scordia, per dare inizio alla "Calata a Chiazza": essa sfila lungo Via Vittorio Emanuele suonando la marcia natalizia fino a Piazza Umberto I. Dal 24 al 6 gennaio si svolgono dei concerti di musica sacra natalizia.